La tua banca

Il 12 novembre 1903, con un deposito di 50 lire, cominciò a funzionare la Cassa Rurale di Depositi e Prestiti di Pontassieve, popoloso comune posto alla confluenza tra la Sieve e l'Arno, da cui Firenze dista meno di 20 chilometri.
Qualche mese prima, il 19 aprile, "dopo i Vespri", come si legge in un vecchio appunto scritto a mano, "dodici persone, con alla testa il sacerdote, Don Ilario Maestrini, si erano riunite nella sala terrena della casa parrocchiale, situata in Piazza Vittorio Emanuele al civico n. 4, davanti al notaio Giuseppe Fabbrini, per costituire quella che oggi è, fra le Casse toscane tuttora in attività, la terza per anzianità".
Anche a Pontassieve, infatti, come nel resto del Paese nei primi anni del secolo, erano assai vive le tensioni sociali che originarono ferventi passioni e un crescente impegno sia nel campo socialista che cattolico. Tra gli altri alcuni sacerdoti si impegnarono a fondo nell'organizzazione delle leghe bianche, costituendo fra l'altro numerose cooperative di consumo e di servizi nel settore agricolo e del credito.
L'attività della Cassa iniziò sotto ottimi auspici: a Pontassieve, a quell'epoca, non esistevano altri sportelli bancari; ci sarebbero state le possibilità per una crescita operativa formidabile ma ebbe forse sopravvento la paura di non farcela, di restare invischiati in qualche brutto guaio.
Certo è che la illimitata responsabilità dei soci vigente allora, insieme alla mancanza di adeguate strutture consortili di garanzia, costituirono potenti freni inibitori. Essendo poi i prestiti effettuati, come già detto, unicamente ai soci, i depositi provenivano, anche se non esclusivamente ma comunque in larghissima parte, dal medesimo ambito. Un allargamento operativo era, ad ogni modo, assai problematico, tenuto anche conto che li funzionamento della Cassa era limitato alla domenica mattina.
Fu così che gli stessi amministratori favorirono l’installazione a Pontassieve di uno sportello del Piccolo Credito Toscano, oggi Banca Toscana.
Un atteggiamento tutto sommato realista, indice semmai del fatto che il solo spirito di volontariato che animava amministratori, sindaci e segretario contabile non era certo sufficiente a consentire l'allargamento dell’attività della Cassa al di là della cerchia rappresentata dalla compagine sociale in una più completa e continua attività bancaria.

Il primo presidente della Cassa Rurale, Materassi, restò in carica fino agli anni '20 ma già dal '16 il suo ruolo era stato ricoperto dal vicepresidente Alfredo Bolognesi. Nel 1921 e '22 fu presidente Giulio Maglioni, ma alla fine dell’esercizio 1922 la presidenza tornò al Materassi, col Maglioni in qualità di vice. Nel 1925 Maglioni era di nuovo presidente, per rimanerci fino alla assemblea del marzo 1931, quando venne eletto Umberto Farsetti, dipendente del Piccolo Credito Toscano divenuto da un anno Banca Toscana, il quale restò in carica tre anni, fino all'elezione di Carlo Pelli, destinato a rimanere presidente oltre un ventennio concluso nel marzo del 1956, che fu un periodo di importanza non secondaria per la storia di questa Cassa.

Nel 1956, dall'assemblea che prevedeva il rinnovo delle cariche sociali, fu eletto presidente Gino Tacconi, che poco dopo lasciò la carica ad Angiolo Mario Batistini con il quale si può dire la Cassa entrò in una fase diversa della sua storia grazie anche all'intervento diretto del ragionier Fabbri direttore dell'organizzazione regionale delle Casse Rurali, che allora si chiamava ancora Ente di zona. Grazie al nuovo statuto adottato nel '56, l’operatività fu estesa più ampiamente al settore artigiano ed alla piccola imprenditoria locale.

Verso la fine degli anni cinquanta, dopo alcuni mesi in cui la Cassa fu presieduta dal cav. Masieri, assunse la presidenza, eletto dall'assemblea del 20 aprile 1959, Renato Renai, che ricoprì con successo il proprio incarico per quasi dodici anni, fino al 1971, anno in cui gli successe Libero Batistini.
Nel 1958, il 28 febbraio, fu inaugurata la sede posta in via Ghiberti con una manifestazione cui intervenne l’allora presidente nazionale delle Casse Rurali on. Palmiro Foresi. Ma l’attività aveva iniziato a crescere a velocità sempre maggiore. Anche questa sede diventò insufficiente e, nel '62, furono acquistati i locali situati in piazza Boetani che poco dopo diventarono i nuovi uffici.

Dopo Enrico Fabbrini a dirigere ed a favorire il decollo definitivo della Cassa fu chiamato il direttore della Federazione Toscana Gianfranco Tilli, che per alcuni anni era stato alle dipendenze del Banco di Roma e che proprio a Pontassieve, dove era nato poco più di venticinque anni prima, inizio’ la propria esperienza di dirigente nel Movimento delle Casse Rurali ed Artigiane.

A partire dal '65 inoltre la Cassa di Pontassieve si avvalse della collaborazione qualificata, nella presidenza del Collegio sindacale, di Piergiorgio Giunti, allora vicedirettore e capocentro EDP della Federazione Toscana.
Alla fine degli anni sessanta, a seguito della chiamata di Tilli alla Federazione regionale, assunse la direzione della Cassa, Gianfranco Pistelli, laureato in economia e commercio all'Università di Firenze, destinato a svolgere un ruolo di primo piano nei progressi anche qualitativi compiuti dalla Cassa nell'ultimo decennio.

Alla presidenza della Cassa si sono succeduti dal 1971 al 1986 Libero Batistini e dal 1986 al 2011 il professor Giorgio Clementi al quale è succeduto il Dott. Matteo Spanò.
Dal 1984 la sede sociale e la direzione generale sono state trasferite nei nuovi locali di via Garibaldi.
Dal 1997 è stato chiamato alla direzione generale della banca il Dott. Francesco Faraoni fino al 2020 quando è stato succeduto dal Dott. Giovanni Vezzosi.

Vice Direttore Generale dal 2019 è la Dottoressa Annalisa Bati.

Nel 2020 è stata inaugurata la nuova sede operativa a Pontassieve in Via Vittorio Veneto, 23.

“Come Banca della comunità e banca del territorio non dobbiamo solo investire nelle aziende e sulle famiglie, ma anche nella bellezza - afferma il Presidente della BCC Pontassieve Matteo Spanò -. Valorizzare i nostri luoghi significa creare nuova ricchezza e nuove possibilità di emergere al territorio.”